Quartetto per archi in la maggiore op. 8 n. 3 (George Onslow)
Data
1814Descrizione
Allegro – Andante non troppo lento – Menuetto : Allegro – Finale : Vivace
Testo
Questa partitura, come tutto l’insieme dell’op. 8, testimonia la rilevanza del classicismo viennese e della volontà di inserire il genere del quartetto per archi nell’ambito della musica «seria». Vi abbondano i procedimenti contrappuntistici e il cromatismo melodico (soprattutto nell’Allegro iniziale e nel Finale), mentre il discorso è reso più drammatico da modulazioni a tonalità lontane e contrasti tra modo maggiore e minore. Onslow sa però sedurre il suo pubblico di amatori illuminati, grazie alla combinazione, che gli è propria, di eleganza melodica e dinamismo ritmico (si pensi per esempio all’attacco di questo n. 3, così diverso dalla cupa introduzione lenta dell’op. 8 n. 1 e dalla briosa danza del n. 2). Inoltre, qui il contrappunto non è una dimostrazione di virtuosismo nella scrittura, ma un mezzo per creare la sensazione di una conversazione musicale. Altre idee contribuiscono ad attirare l’ascoltatore, come l’accelerando finale e i riferimenti a musiche popolari. Se, al centro del Menuetto, il pedale armonico del violoncello rievoca una qualche danza campestre, è soprattutto l’Andante non troppo lento che sorprende: più affine a uno scherzo che a un movimento lento, sembra riprodurre in modo stilizzato il suono di una chitarra, con gli accordi in staccato dell’accompagnamento. Ricordiamo che il manoscritto recava l’indicazione «À l’hispanuola», poi stralciata nella versione a stampa. Forse in questo brano Onslow ha tenuto conto delle lezioni del suo professore, Reicha, che nel Traité de mélodie (del 1814, quindi più o meno coevo dell’op. 8), aveva propugnato la pubblicazione di una raccolta di «canzoni nazionali».
- ONSLOW, George (1784-1853)
- Il quartetto d’archi nell’Ottocento
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