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Sorgenti del romanticismo musicale francese. All’incrocio delle influenze italiane e germaniche (2009)
Direttore/i
Charlton, DavidDratwicki, Alexandre
Gétreau, Florence
Gribenski, Jean
Laudeix, Laura
Taïeb, Patrick
Descrizione
Convegno organizzato in collaborazione con il Centro di Musica Barocca di Versailles. 12 e 13 ottobre 2009 a Venezia; 17 ottobre 2009 a Versailles.
Il romanticismo musicale è da tanto tempo percepito come l’espressione sonora delle sperimentazioni letterarie della fine del Settecento, che corrispondono esattamente alle idee brillanti di un Delacroix in pittura e di un Hugo in letteratura. Lungi dall’essere un periodo di negazione e di rifiuto del passato (poiché appunto ci si interessa alla musica antica), il romanticismo è quello dell’arricchimento delle forme classiche con un decoro tutto esteriorità: espressione personale dell’artista, virtuosità straordinaria, violenta opposizione dei contrari... In un panorama sostanzialmente delimitato da figure straniere (Beethoven, Bellini, Donizetti, Schumann, Liszt, Chopin...) il romanticismo francese appare come un’eccezione. In effetti le specificità nazionali difese nell’arte lirica da Lully sino a Gluck perdurano ancora negli anni 1800. La sensazione di un’«estetica romantica» si fa sentire -nella musica francese- solo quando questa si abbandona alla contaminazione straniera: il caso del grand-opéra meyerbeeriano vale come ottimo esempio, il quale introduce la vocalità italiana nel quadro solenne dell’antica tragedia lirica. Cherubini poi Spontini (ed anche Sacchini, Piccinni, Salieri) sono i primi a rimettere in causa il modello dell’opera classica creata da Gluck. Quindi sono gli Italiani ad «inventare» un nuovo stile lirico francese. La trasmissione estetica si fa poi tra istituzioni parigine, ognuna imitando le innovazioni dell’altra. Tanto è vero che la nuova via presa dall’opéra-comique degli anni 1830, che rimbomba di echi patetici -anzi lugubri- inattesi sotto la piuma di Onslow o Hérold. Nell’ambito della musica strumentale, la nozione di romanticismo segue lo stesso gioco di influenze che provengono dai paesi germanici. La sinfonia o la musica per tastiera devono tanto alle esperienze beethoveniane (ad esempio, Méhul, Steibelt e Onslow) e, prima, ai soggiorni parigini di stranieri come Dussek. Se l’opera francese «diventa» romantica grazie agli ornamenti della virtuosità italiana, la musica strumentale si orna di ricchezze armoniche della musica tedesca. Il fatto sta che la musica romantica francese non è solo la riunione composita di concezioni artistiche straniere. Le caratteristiche di quel repertorio rimangono da precisare -ed è la posta in gioco di questo convegno- ma appaiono promettenti parecchie piste di riflessione. La prima riguarda la libertà formale degli autori francesi, da Gossec a Berlioz. Danno da pensare la struttura delle arie e insiemi di opere così come la disposizione interna dei pezzi strumentali. Invece di considerare queste libertà prese con la teoria come un’incapacità tecnica o un’ignoranza delle norme, bisogna ammettere che vi è una testimonianza concreta di una vitalità sperimentale di ogni istante. Il ritmo è l’altro parametro fondamentale al quale sembra attaccarsi la prima generazione romantica francese. Lì risiede il punto comune tra Cherubini e Berlioz, il legame tra Médée e la Symphonie fantastique. Rinunciando alla serenità della forma classica, numerose opere assumono le sensazioni di rottura e di squilibrio con la stessa sovranità di Carl Philip Emanuel Bach o l’ultimo Beethoven. Ma con un’originalità che tra i contemporanei rende Berlioz subito riconoscibile.
* L’idée de « romantisme » avant le romantisme : 1770-1830. Alban Ramaut .
* Experimentation and Renewal: The Prix de Rome Libretti (1831-1854) in the Age of Romanticism. Julia Lu.
* Les traités de musique en France (1764-1830) : un classicisme italien pour un romantisme français ? Jean-Clair Vançon.
* Paris et le langage de J. L. Dussek. Jean-Pierre Bartoli.
* Lire Byron en Italie : les voyages de Berlioz. Guillaume Bordry.
* Le compositeur et son image : sensibilité, inspiration, expression du génie. Florence Gétreau.
* Romantique : « un mot si dangereux » selon Fétis. Malou Haine.
* The aftermath of the 'Querelle des Gluckistes et des Piccinnistes': French Opera in the 1780s. Michael Fend.
* Italianismes dans l’opéra de Boieldieu. Joann Elart.
* George Onslow : le « Beethoven français » ? Viviane Niaux.
* La veine germanique des opéras-comiques révolutionnaires : Cherubini, Steibelt, Méhul et Lesueur. Patrick Taïeb.
* Quels modèles pour les quatuors à cordes d'Antoine Reicha. Louise Bernard de Raymond.
* Beethoven, Schubert et Weber en France. Corinne Schneider.
* Filiation de la tragédie lyrique de Rameau à Gluck ? Raphaëlle Legrand.
* Recognising Musical Romanticism In France. David Charlton.
* Les transformations du livret d’opéra : le cas des reprises de Quinault jusqu’en 1803. Laura Naudeix.
* La place de la musique dans la théorie des beaux-arts au tournant du XIXe siècle : Levesque, Révéroni Saint-Cyr, Barthez et Villoteau. Marie-Pauline Martin.
* Le fantasme des musiques du passé dans l’œuvre de Méhul. François Bernard.
* D’un Don Juan à l’autre (1805-1834) : acclimatation de Mozart en France. Stéphane Lelièvre.
- ADAM, Jean-Louis (1758-1848)
- ANDROT, Albert-Auguste (1781-1804)
- ARNAULT, Antoine Vincent (1766-1834)
- AVRIGNY, Charles-Joseph Loeillard d' (1760-1823)
- BAILLOT, Pierre (1771-1842)
- BEAULIEU, Désiré (1791-1863)
- Courant – Le romantisme musical français ou l’épopée du sentiment au XIXe siècle
- Gli italiani a Parigi da Luigi XVI a Napoleone
- Il quartetto d’archi nell’Ottocento
- Opéra – L’opéra en France au XIXe siècle
- L’opéra-comique
- La tragédie lyrique dopo Gluck