Il mottetto francese alla fine dell’Ottocento
Dopo aver conosciuto il proprio momento di gloria agli inizi del Settecento, il mottetto sembra esser passato di moda nell’Ottocento e il suo nome, che rimandava a forme specifiche, viene assegnato a qualunque brano religioso scritto su testo latino: diventa un genere minore e di uso “pratico”, nonostante un’abbondante produzione. Con l’eccezione dei Te Deum, che sono destinati alle grandi celebrazioni e godono di una certa notorietà, emerge una predilezione per i mottetti brevi. Certi testi sono particolarmente apprezzati: abbondano i Pie Jesu, gli Ave Verum, alcune parti del proprio della messa come l’Agnus Dei, o i canti in onore della Vergine Maria, quali l’Ave Maria, il Salve Reginao il Regina Cæli. Se, intorno al 1850, il mottetto come la musica sacra è spesso piacevole, spettacolare o espressivo, affine alla romanza al gusto dei salotti, un’evoluzione stilistica va progressivamente delineandosi sino alla fine dell’Ottocento, sotto l’influsso di scuole specializzate. L’École de Choron, la Schola cantorum e poi l’École Niedermeyer introducono uno stile “puro” influenzato dalla scrittura a cappella e dalla musica del Rinascimento. A questo nuovo orientamento si accompagna un ritorno in auge del mottetto, che si riallaccia a una tradizione antica mai del tutto perduta.
- Benedicat vobis (Théodore Dubois)
- Tantum ergo en mi bémol majeur (Théodore Dubois)
- DUBOIS, Théodore (1837-1924)
- Campos, Rémy – La musique religieuse sous le Second Empire
- Lettres à Mel Bonis : Procure générale du clergé et des œuvres catholiques (1 lettre, 1921)