Georges Bizet e Parigi
A motivo del fenomenale successo di Carmen, si tende ad associare Georges Bizet a Siviglia e all’Andalusia o, più in generale, alla Spagna, Paese in cui però non si recò mai. Viceversa, la vita del musicista è legata a un’unica città, Parigi, che gli dà i natali, ove egli riceve la sua formazione musicale e costruisce la sua carriera. È per i teatri della capitale francese che concepisce le sue opere liriche, è per le sue società di concerti che scrive composizioni sinfoniche ed è nei salotti parigini che presenta le sue mélodies e i suoi brani per pianoforte. Grazie agli editori parigini trova anche un mezzo di sostentamento, trascrivendo le opere dei compositori suoi contemporanei.
Questa mostra virtuale ripercorre i diversi aspetti del legame di Georges Bizet con la sua città natale, soffermandosi sui luoghi e sui quartieri emblematici della sua carriera artistica. È stata realizzata dagli studenti delle classi di storia della musica di due Conservatori parigini, il Conservatoire Maurice Ravel (13e) e il Conservatoire à rayonnement régional de Paris – Ida Rubinstein, sotto la direzione di Hélène Cao.

Un bambino parigino
Georges Bizet nasce il 25 ottobre 1838 in una famiglia di musicisti: il padre e lo zio sono insegnanti di canto, la madre è pianista. Cresce al numero 26 di rue de la Tour-d’Auvergne, nel quartiere del Faubourg Montmartre, nel cuore di una Parigi che il barone Haussmann sta trasformando radicalmente. Assiste alla Rivoluzione del 1848, che una ventina d’anni dopo, nel 1867, definirà «inutile, ridicola e stupida». Adiacente al quartiere della Nouvelle Athènes, dove vivono numerosi artisti, il Faubourg Montmartre ospita anche importanti sale di spettacolo, come la Salle Herz, l’Opéra-Comique, il Théâtre-Italien, il Théâtre du Vaudeville e la Salle Le Peletier, sede dell’Opéra di Parigi dal 1821. In seguito, molti di questi teatri metteranno in scena le opere di Bizet.
Jean-Baptiste Arnout, "Boulevard des Italiens", Vues de Paris, Saint-Cloud, Versailles, Fontainebleau, Paris : Lemercier, Bernard et Cie, 1837, planche 15bis.
© Bibliothèque historique de la Ville de Paris

Notre-Dame-de-Lorette
È in questa chiesa, completata nel 1836 e situata a pochi passi dalla sua casa natale, che il piccolo Georges Bizet viene battezzato il 16 marzo 1840; l’anno successivo, anche Claude Monet riceverà qui il battesimo. Dal 1847 al 1851, César Franck è titolare dell’organo Cavaillé-Coll collocato nella chiesa.
Philippe Benoist, "Église de Notre-Dame-de-Lorette", Vues de Paris, sans date.
© Paris Musées / Musée Carnalavet

Quartiere del Faubourg Montmartre
Nonostante una giovinezza fuori dal comune dovuta alla sua precocità musicale, che lo allontana assai presto dalla scuola, Bizet trarrà ispirazione dall’infanzia per gli Jeux d’enfants per pianoforte a quattro mani e per il Chœur des gamins di Carmen: gli anni trascorsi in rue de la Tour-d’Auvergne devono avergli lasciato ricordi felici.
Aristide-Michel Perrot et Charles Monin, Petit Atlas pittoresque des 48 quartiers de la ville de Paris, Paris : Carnot, 1835.
© Bibliothèque historique de la Ville de Paris

Vue du Faubourg Montmartre
Paris, 1862. Quartier du Faubourg Montmartre. Commerce et industrie (détail).
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Nel cuore di un quartiere musicale
Durante l’infanzia, Bizet vive vicino al Conservatorio e a teatri che avranno un ruolo chiave nella sua carriera: il Théâtre du Vaudeville e l’Opéra-Comique, dove saranno rappresentate, rispettivamente, L’Arlésienne e Carmen. Nella musica di scena dell’Arlésienne compare un sassofono, strumento che era stato suonato per la prima volta in concerto nella Salle Herz.
Plan de Paris en 1838 par Ambroise Tardieu (détail)
© Paris Musées / Musée Carnavalet

Allievo del Conservatorio
Nel 1847, non avendo ancora raggiunto l’età minima di dieci anni per essere ammesso al Conservatorio, Bizet vi entra come uditore libero nella classe di pianoforte. Durante i suoi studi musicali – che lo distolgono definitivamente dal liceo, che non frequenterà mai – ottiene primi premi in solfeggio (1849), pianoforte (1852), fuga e organo (1855). Al Conservatorio incontra i principali compositori d’opera del tempo, tra cui Daniel-François-Esprit Auber (direttore dell’istituto), Fromental Halévy e Charles Gounod. Quest’ultimo, pur non essendo suo insegnante, esercita un’influenza profonda su di lui. In una lettera dell’ottobre 1872, Bizet gli scrive: «Lei è stato l’inizio della mia vita d’artista. Io provengo da Lei». Quando lascia il Conservatorio, è un pianista virtuoso e un compositore dotato di una solida tecnica, e ha anche intrecciato le relazioni necessarie per avviare la sua carriera.
"Entrée des concerts du Conservatoire de musique", L'Illustration, 15 janvier 1848.
© Bibliothèque historique de la Ville de Paris

Antoine Marmontel
après 1848
Preferito a Charles-Valentin Alkan per ricoprire la cattedra di pianoforte al Conservatorio di Parigi, Antoine-François Marmontel assume l’incarico nel 1848. Bizet diventa uno dei suoi primi allievi e manterrà con lui un rapporto affettuoso anche dopo aver terminato gli studi. Docente di fama, Marmontel insegnerà fino al 1887 e sarà anche il maestro di Albéniz, Debussy e d’Indy.

Fromental Halévy
Halévy, insegnante di composizione di Bizet, ottiene un successo straordinario con La Juive (1835). Bizet si cimenta nel grand opéra con Ivan IV, che però non riesce a far rappresentare. Si occupa anche di completare Noé, lasciata incompiuta da Halévy, di cui sposa la figlia Geneviève.
Le Gaulois, 27 février 1858.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Il pianoforte di Georges Bizet
Lo straordinario talento pianistico di Bizet attira l’attenzione di Liszt durante una serata in casa Halévy nel 1861. Tuttavia, pur avendo il potenziale per diventare uno dei più grandi concertisti del suo tempo, Bizet sceglie di dedicarsi interamente alla composizione.
Pianino Pleyel, 1855. Instrument ayant appartenu à Fromental Halévy (livré en 1856) puis à Georges Bizet.
© Musée de la musique

Fugue (1855)
Dopo aver ottenuto il premio di pianoforte, Bizet si iscrive alle classi di organo e fuga di François Benoist, conseguendo i relativi premi nel 1855. Nello stesso anno compone la Sinfonia in do, il cui Adagio contiene un passaggio fugato; tuttavia, nelle opere della maturità abbandonerà il contrappunto rigoroso.
Exercice réalisé par Georges Bizet au Conservatoire. "Concours de fugue. 1855. Sujet de M. Auber".
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Les Bouffes-Parisiens
Nel 1856, ancora studente del Conservatorio, Bizet partecipa a un concorso di operetta organizzato da Jacques Offenbach. Il compositore diciottenne spera di farsi un nome, tanto più che la giuria include personalità di spicco come Daniel-François-Esprit Auber, Fromental Halévy, Ambroise Thomas e Charles Gounod. Il suo Docteur Miracle vince il concorso ex aequo con Charles Lecocq.
Questo concorso, trampolino di lancio per giovani compositori, permette anche a Offenbach di promuovere il suo Théâtre des Bouffes-Parisiens, dove l’operetta di Bizet va in scena per la prima volta il 9 aprile 1857; avrà però solo undici repliche. Successivamente, i rapporti tra Offenbach e i due vincitori si raffreddano. Nondimeno, dopo la morte di Bizet, Offenbach assiste a una rappresentazione di Carmen e poi scrive a Ludovic Halévy: «Ah! Che musica adorabile, che orchestrazione, come è ben concepita! Povero, povero Bizet!»
Caricature de Nadar, Le Petit Journal pour rire, no 102, 1857.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Interno del Théâtre des Bouffes-Parisiens
Offenbach apre il Théâtre des Bouffes-Parisiens sugli Champs-Élysées, nell’ex sala Lacaze: pur essendo lontano dal quartiere dei teatri, attira il pubblico dell’Esposizione Universale del 1855. Tuttavia, quello stesso anno si insedia anche nella sala Choiseul, uno spazio più ampio che gli consente di accogliere un pubblico più numeroso.
Intérieur du théâtre des Bouffes-Parisiens dessiné pour la page de titre de Jacques Offenbach, Le Mari à la porte, valse-ouverture, Paris : Heugel, 1859. Illustration de Bertrand.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Bando del concorso di operetta
Ritenendo che l’opéra-comique sia diventata troppo seria, Offenbach desidera stimolare la composizione di opere più leggere e divertenti. Pubblica quindi in varie testate giornalistiche le modalità del concorso: i candidati devono mettere in musica Le Docteur Miracle, su libretto di Léon Battu e Ludovic Halévy (nipote di Fromental). L’opera del vincitore sarà rappresentata al Théâtre des Bouffes-Parisiens.
Le Figaro, 17 juillet 1856, p. 6.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Jacques Offenbach e le sue opere
Offenbach si afferma come il principale compositore di operette del suo tempo. Non riuscendo a imporsi all’Opéra-Comique, apre il Théâtre des Bouffes-Parisiens per far rappresentare le sue opere, che includono numerosi atti unici e lavori di più ampio respiro. Nel 1861, viene nominato Cavaliere della Legion d’Onore.
Le Monde illustré, 14 septembre 1861.
© Paris Musées / Petit Palais

Le Docteur Miracle
1856
Una trama basata su un amore contrastato, un protagonista sotto mentite spoglie, l’ampio uso di equivoci: Le Docteur Miracle rispetta tutte le convenzioni del genere dell’operetta. In questo lavoro Bizet dà prova di un talento innato per la commedia, in particolare nel celebre “Quartetto dell’omelette”.
Première page du manuscrit du Docteur Miracle de Georges Bizet.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Le Docteur Miracle
Secondo Lecocq, anch’egli allievo di Halévy, il professore avrebbe influenzato fortemente la giuria in favore di Bizet. Nonostante la vittoria, Lecocq dovrà aspettare dieci anni per sfondare. La Fille de Madame Angot, Giroflé-Girofla e Le Petit Duc saranno i suoi maggiori successi nel genere comico.
Page de titre de l'édition piano-chant du Docteur Miracle (version de Charles Lecocq), Paris : Brandus, 1877.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

L'Institut
Organizzato dall’Académie des Beaux-Arts, il concorso del Prix de Rome è un passaggio obbligato per ogni giovane artista che desideri avviare la propria carriera, poiché all’epoca di Bizet il Conservatorio di Parigi non assegna premi di composizione. I vincitori soggiornano due anni a Roma, a Villa Medici, e un anno in Germania. Liberi da preoccupazioni economiche, devono solo inviare regolarmente i propri lavori all’Institut.
Nel 1857, Bizet ottiene il Prix de Rome a soli diciannove anni, diventando il più giovane vincitore del concorso. Rimarrà a Villa Medici dal 1858 al 1860, ma non farà il viaggio in Germania. Il suo soggiorno in Italia è fondamentale per la sua maturazione artistica. Nel 1870 scriverà a un amico: «Roma ha avuto solo tre anni della mia vita, ma è la mia vera patria!»
François-Étienne Villeret, La Seine et l'Institut, vers 1830.
© Paris Musées / Musée Carnavalet

Les candidats en loge
I finalisti del concorso per il Prix de Rome vengono isolati per circa due settimane, senza contatti con il mondo esterno, per comporre una cantata per solisti, coro e orchestra. Questa prova serve a valutare la loro capacità di scrivere per il teatro lirico.
La vie en loge pendant le concours de musique à l’Institut. Intérieur d’une loge de musicien pendant le concours (Institut). Le déjeuner. La récréation.
Le Monde illustré, 13 juin 1863.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Clovis et Clotide
1857
Clovis et Clotilde, su un libretto di Amédée Burion, racconta la conversione del re dei Franchi al cristianesimo. Caratterizzata da forti contrasti e ricca di colori orchestrali, la cantata di Bizet risente delle influenze di Rossini, Meyerbeer e Gounod. Viene eseguita all’Institut il 3 ottobre 1857.
Cantate pour le concours du prix de Rome de composition musicale, texte d'Amédée Burion, 1857.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France.

Georges Bizet
vers 1858
Secondo la tradizione, ogni vincitore del Prix de Rome, al suo arrivo a Villa Medici, ha diritto a essere raffigurato in un ritratto. Charles-François Sellier, amico di Bizet, esegue un dipinto che restituisce un’immagine quasi ieratica del compositore, in un efficace gioco di luci e ombre.
Portrait de pensionnaire de Georges Bizet réalisé par Charles Sellier, vers 1858.
© Académie de France à Rome – Villa Médicis

Te Deum
Pur non essendo particolarmente attratto dalla musica sacra, nel 1858 Bizet presenta un Te Deum al concorso per il Prix Rodrigues, riservato ai pensionanti di Villa Medici. Il lavoro non viene premiato e cade nell’oblio: sarà eseguito per la prima volta soltanto nel 1974.
Manuscrit du Te Deum réalisé par Georges Bizet à Rome, vers 1858.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Vasco de Gama
Come tutti i vincitori del Prix de Rome, Bizet invia regolarmente i propri lavori all’Institut: a Roma compone l’opera buffa Don Procopio e l’ode-sinfonia Vasco de Gama, che si inserisce nel solco del Désert di Félicien David. Il lavoro, su libretto di Louis Delâtre, alterna sezioni strumentali, cantate e declamate.
Page de titre de l’édition posthume de Vasco de Gama, ode symphonie de Georges Bizet réalisée à Rome en 1859. Paris : Choudens, 1880.
© Bru Zane Mediabase / fonds villa Médicis

Georges Bizet de retour de Rome
septembre 1860
Il soggiorno romano permette a Bizet di emanciparsi dai genitori e gli dischiude la cultura italiana. Tornato a Parigi nel 1860, il giovane musicista compone la Sinfonia “Roma”, che sarà eseguita per la prima volta solo nel 1869, con il titolo Souvenirs de Rome, fantaisie symphonique.
Dessin publié dans Musica, juin 1912.
© Bru Zane Mediabase / Bibliothèque du conservatoire de Genève

Le Théâtre-Lyrique
Rientrato in Francia nel 1860, Bizet si dedica principalmente all’opera. Nel tentativo di conquistare la scena parigina, si cimenta nel grand opéra, ma senza successo, giacché non riesce a far rappresentare Ivan IV. Tuttavia, attira l’attenzione di Léon Carvalho, direttore del Théâtre-Lyrique: inaugurato nel 1847, il teatro viene trasferito nel 1863 in Place du Châtelet, a causa dei lavori di ristrutturazione del barone Haussmann. Poiché beneficia di un sussidio statale, il Théâtre-Lyrique ha l’obbligo di rappresentare ogni anno un’opera in tre atti composta da un vincitore del Prix de Rome: Bizet arriva dunque al momento giusto. Carvalho gli commissiona Les Pêcheurs de perles (1863) e successivamente La Jolie Fille de Perth (1867), grazie alle quali inizia la sua conquista della scena parigina.
Perspective de l'avenue Victoria (détail). Gravure sans date [après 1862].
© Paris Musées / Musée Carnavalet

Les Pêcheurs de perles
1863
La composizione dei Pêcheurs de perles è fonte di grande ansia per Bizet, a causa degli strettissimi tempi di consegna imposti da Carvalho. Per guadagnare tempo, il compositore rielabora musiche scritte in precedenza. L’opera va in scena il 30 settembre 1863, ottenendo un successo di stima. Hector Berlioz le dedica la sua ultima recensione, lodandone i «bei brani espressivi, pieni di fuoco e ricchi di colori».
Affiche de Prudent Leray. Paris : Choudens, 1863.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Georges Bizet nei panni di un pescatore di perle
1867
Sebbene la stampa critichi il libretto dei Pêcheurs de perles per la sua somiglianza con La Vestale di Spontini, Bizet è riconosciuto come un compositore promettente. Tuttavia, il suo uso audace dell’orchestra e dalla scrittura vocale sconcerta il pubblico più conservatore, che vi ravvisa tracce di wagnerismo.
Diogène, 28 septembre 1867.
© Paris Musées / Musée Carnavalet

La Jolie Fille de Perth, Atto I
1867
Il successo dei Pêcheurs de perles induce Carvalho a commissionare a Bizet un nuovo lavoro. Sarà La Jolie Fille de Perth, molto liberamente ispirata a un romanzo di Walter Scott del 1828, The Fair Maid of Perth, anche se Bizet non fa alcun tentativo di dare all’opera un tono scozzese; inoltre il libretto introduce un nuovo personaggio, Mab, una zingara come Carmen. Nondimeno, il 26 dicembre 1867 la prima rappresentazione è un fiasco, che però la critica attribuisce soprattutto alla scarsa qualità del libretto di Henri Vernoy de Saint-Georges e Jules Adenis.
Illustration de Lemaresquier.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

La Jolie Fille de Perth, Atto II
1867
Anche se la trama è inutilmente complicata da numerosi malintesi (tre uomini si contendono l’amore della stessa donna), la musica dimostra ancora una volta la raffinata orchestrazione di Bizet, la sua spontaneità melodica e la capacità di evocare paesaggi lontani. L’aria dell’Atto II “Quand la flamme de l’amour” ne è un esempio perfetto.
Illustration de G. Gostiaux.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

La Jolie Fille de Perth, Atto III
1867
Come Les Pêcheurs de perles, anche La Jolie Fille de Perth viene rappresentata solo diciotto volte. La mancanza di prove adeguate e una compagnia di canto scarsamente motivata ne provocano rapidamente la caduta. Dopo un’unica rappresentazione al Théâtre de La Monnaie di Bruxelles nel 1868 e una ripresa a Parigi per sole undici serate nel 1890, l’opera scompare dal repertorio.
Illustration de Lemaresquier.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

La Jolie Fille de Perth, Atto IV
1867
Forse nel tentativo di dare nuova vita all’opera, Bizet ne rielabora alcuni dei passaggi più riusciti in una suite orchestrale, le Scènes bohémiennes (1868). Dopo il successo di Carmen, alcuni direttori teatrali cercano invano di riportare in scena La Jolie Fille de Perth: bisognerà attendere il 1985 per la registrazione della sua prima versione integrale, diretta da Georges Prêtre.
Illustration de G. Gostiaux.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Nei salotti e presso gli editori
Nel XIX secolo, i salotti hanno grande rilevanza nella vita sociale parigina; le personalità del mondo culturale e finanziario vi si ritrovano per discutere di arte, filosofia e politica. Ancora studente al Conservatorio, Georges Bizet frequenta i salotti dei suoi professori, di mecenati e di editori, figure importanti per lanciare la carriera di un giovane compositore. In seguito, diventa assiduo frequentatore di quelli della principessa Mathilde e di Pauline Viardot; nella vita sociale dell’epoca, le donne svolgevano un ruolo chiave. Dopo la morte del compositore, sua moglie Geneviève, risposatasi con l’avvocato Émile Straus, terrà a sua volta un salotto assai rinomato, tanto che Marcel Proust si ispirerà a lei per il personaggio della duchessa di Guermantes nella Recherche.
Crafty, "M. et Mme Balandard restent chez eux le mercredi", Le Monde illustré, 12 février 1870.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France
L’illustrazione di Crafty si ispira all’operetta satirica di Offenbach Monsieur Choufleuri restera chez lui le…, in cui appaiono i personaggi di Monsieur e Madame Balandard. L’opera, rappresentata per la prima volta nel 1861, prende di mira questi ritrovi mondani con umorismo e ironia.

Notturno in re maggiore
1868
Pur essendo un eccellente pianista, Bizet scrive poche composizioni per pianoforte: una ventina di pezzi, tra cui due notturni, due valzer, alcuni preludi, due romanze senza parole, le Variazioni cromatiche e alcuni pezzi di genere. Predilige forme brevi e raffinate, ideali per l’ambiente dei salotti.
Première page du manuscrit autographe du Nocturne en ré majeur de Georges Bizet.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Georges Bizet
vers 1865
Nei salotti, l’eleganza si esprime attraverso la musica, l’arredamento, l’arte della conversazione e anche l’abbigliamento. Il ritratto di Bizet eseguito dal suo amico Giacomotti riflette i canoni estetici del tempo: toni sobri e scuri, abito elegante, cravatta alla Lavallière, occhialini pince-nez, guanti e sigaro.
© Paris Musées / Musée Carnavalet

Charles Gounod
1870
Bizet potrebbe aver conosciuto Gounod attraverso Pierre-Joseph-Guillaume Zimmermann, il quale gli impartisce lezioni di composizione prima che entri nella classe di Halévy. Bizet è profondamente influenzato da Gounod, che lo sostiene e lo introduce nel suo salotto. Con il tempo, il loro rapporto maestro-allievo si trasformerà in una sincera amicizia.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Adieux de l'hôtesse arabe
Nel XIX secolo, i salotti favoriscono lo sviluppo della mélodie française. Bizet mette in musica poesie di Musset, Gautier, Lamartine e Hugo, autore degli Adieux de l’hôtesse arabe. Questa mélodie è dedicata alla cantante Caroline Carvalho, moglie del direttore del Théâtre-Lyrique.
Illustration P. de Crauzat. Paris : Choudens, 1866.
© Mémoire vive / Ville de Besançon

Chant d'amour
L’editore Choudens, che pubblica lo Chant d’amour di Bizet, è tra i più importanti della Francia del XIX secolo. Il suo catalogo include opere di Gounod (tra cui Faust), Offenbach, Berlioz e Bizet, il quale inizia la sua collaborazione con la casa editrice curando gli arrangiamenti di partiture di Gounod.
Illustration de Chatinière. Paris : Choudens, 1872.
© Bru Zane Mediabase / fonds Leduc

L'Oie du Caire
1867
Prima di affermarsi come compositore, Bizet si guadagna da vivere eseguendo trascrizioni per diversi editori. Nel 1867, Heugel pubblica la sua riduzione pianistica dell’Oie du Caire, opera incompiuta di Mozart completata da Victor Wilder, che viene rappresentata lo stesso anno alle Fantaisies-Parisiennes.
L'Oca del Cairo [L'Oie du Caire], opéra-bouffe en deux actes, poème de Victor Wilder, oeuvre posthume de Mozart, partition piano solo transcrite par G. Bizet, Paris : Heugel, 1867.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Jeanne d'Arc
1873
Le edizioni dell’epoca, spesso arricchite da incisioni, includevano un sommario tematico con le prime battute di ciascun numero musicale, come quello di Jeanne d’Arc, illustrato da Louis Denis. Bizet realizzò l’arrangiamento per canto e pianoforte delle musiche di scena composte da Gounod per il dramma di Jules Barbier.
Table thématique des morceaux séparés de Jeanne d'Arc (Charles Gounod) avec accompagnement de piano par Georges Bizet, Paris : Choudens, 1873.
© Bru Zane Mediabase / fonds Leduc

La Société nationale de musique
Nel 1871, Romain Bussine e Camille Saint-Saëns fondano la Société Nationale de Musique con l’obiettivo di promuovere la musica francese, in particolare quella dei giovani compositori. Con il motto Ars Gallica, la S.N.M. diventa un attore di primo piano nella vita musicale parigina, fino ad allora dominata soprattutto dall’opera. I rari concerti sinfonici che si tenevano in città privilegiavano perlopiù il repertorio tedesco. I programmi della Société Nationale, invece, comprendono un’ampia varietà di generi: pianoforte, musica da camera, mélodies, concerti con organo e opere sinfoniche.
Georges Bizet partecipa attivamente alle attività della Société, eseguendo le proprie composizioni ed esibendosi come pianista, ma è anche un assiduo frequentatore dei suoi concerti, in veste di semplice ascoltatore. Benché l’opera rimanga il suo interesse principale, si avvicina maggiormente alla musica strumentale. Nel 1874 scrive a un amico: «Da tre o quattro anni sogno di scrivere un concerto». Tuttavia, questo desiderio non si concretizzerà mai.

Georges Bizet
1870
Durante la guerra franco-prussiana del 1870-1871, Bizet viene arruolato nella Guardia Nazionale. La sospensione forzata delle attività artistiche è per lui motivo di grande frustrazione; per giunta deve anche far fronte alle crisi d’ansia della moglie Geneviève, figlia di Fromental Halévy, da lui sposata nel giugno 1869.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Une patrouille prussienne au Vésinet
1871
Criticando aspramente la Comune di Parigi, Bizet si rifugia a Le Vésinet con la sua famiglia. La situazione politica caotica, che rende incerto il futuro della musica, gli fa prendere in considerazione l’esilio: «La musica non avrà più nulla da fare qui. Bisognerà espatriare. Andrò in Italia, in Inghilterra, in America?»
© Paris Musées / Musée Carnavalet

La salle Pleyel
1855
Inaugurata nel 1839, la Salle Pleyel era inizialmente destinata a promuovere i pianoforti Pleyel per mezzo di recital. Il 17 settembre 1871 ospita il primo concerto della Société Nationale de Musique. Bizet si esibisce nel secondo e nel terzo concerto della S.N.M. e in alcune altre occasioni negli anni successivi.
"Salle de concert, rue Rochechouart", L'Illustration, 9 juin 1855. Dessin d'Édouard Renard.
© Bru Zane Mediabase

Programma del concerto della S.N.M. del 23 dicembre 1871
23 décembre 1871
Il finale della Sinfonia “Roma” viene eseguito nel terzo concerto della società in una riduzione per due pianoforti a otto mani, suonata da Bizet, Camille Saint-Saëns, Alexis-Henri Fissot ed Ernest Guiraud. Quest’ultimo scriverà in seguito i recitativi di Carmen e arrangerà la seconda suite orchestrale dell’Arlésienne.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Variations chromatiques
1868
Composte nel 1868, le Variations chromatiques sono l’unica opera di Bizet che rientri nella tradizione del pianismo brillante. Profondamente meditate e pensate per essere eseguite in concerto piuttosto che nei salotti, si distinguono nondimeno dai semplici pezzi di bravura, in particolare per le dissonanze generate dal tema cromatico.
Page du manuscrit autographe, 1868.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Introduction et Rondo capriccioso
1869
Su richiesta di Saint-Saëns, Bizet gli trascrive per violino e pianoforte l’Introduction et Rondo capriccioso. L’esecuzione di opere in forma pianistica è una pratica corrente per la S.N.M., che non dispone di un’orchestra sinfonica permanente.
Page de titre du manuscrit de l'Introduction et Rondo capriccioso de Camille Saint-Saëns réduit pour piano par Georges Bizet, 1869.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Le théâtre du Vaudeville
Fondato nel 1792, il Théâtre du Vaudeville poteva rappresentare solo «brevi pièces con couplets su arie note e parodie». Questa restrizione viene revocata solo nel 1860, e solo parzialmente. Infatti, se da quel momento è possibile rappresentare opere in uno o due atti «con musica originale», esse non devono tuttavia «contenere danze, né divertissement, né prologo, né epilogo». Nel 1869 il Vaudeville si trasferisce nella magnifica sala costruita da Auguste Magne all’angolo tra il boulevard des Capucines e la rue de la Chaussée-d’Antin. Léon Carvalho, che ha appena lasciato la direzione del Théâtre-Lyrique per assumere quella del Vaudeville, continua a credere nel talento di Bizet e gli commissiona le musiche di scena per il dramma L’Arlésienne di Alphonse Daudet.

L'Arlésienne
1872
Tratta da un racconto pubblicato da Daudet nell’«Événement» nel 1866 e successivamente nelle Lettres de mon moulin nel 1869, L’Arlésienne va in scena al Théâtre du Vaudeville il 1o ottobre 1872. L’opera è un insuccesso perché troppo tragica per un pubblico che si aspetta leggerezza e divertimento; tuttavia, la musica di Bizet viene accolta con favore.
Page du manuscrit de L'Arlésienne.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Scène de L'Arlésienne
1885
Nel 1885, il Théâtre de l’Odéon ripropone L’Arlésienne con le musiche di Bizet, i cui ventisette numeri, talvolta molto brevi, si alternano alle scene o si sovrappongono ai dialoghi. L’orchestra da camera, dalle sonorità inedite e raffinate, comprende un corno inglese, un sassofono contralto, un tamburello provenzale e un pianoforte.
L'Univers illustré, 16 mai 1885.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

L’Arlésienne, secondo e terzo quadro
1885
Bizet conferisce alla sua musica un tocco di colore locale citando tre arie provenzali, probabilmente tratte dalla raccolta di François Vidal Lou Tambourin (1864): il canto natalizio Marcho dei Rèi (che risalirebbe al XVIII secolo), la ninnananna Er dóu Guet e la Danso dei Chivau-frus.
Le Monde illustré, 16 mai 1885.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

L’Arlésienne, quarto e quinto quadro
1885
Al momento della ripresa dell’Arlésienne all’Odéon, la sua musica è già celebre grazie a due suites orchestrali. Nel 1872, subito dopo la prima, Bizet realizza una suite di quattro pezzi (Prélude, Minuetto, Adagietto, Carillon), che viene eseguita per la prima volta al Cirque d’Hiver sotto la direzione di Pasdeloup il 10 novembre 1872.
Le Monde illustré, 16 mai 1885.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Seconda suite da concerto dall’Arlésienne
Nel 1879, Ernest Guiraud, già compagno di Bizet a Villa Medici, realizza una seconda suite orchestrale basata sulle musiche di scena dell’amico. Articolata in quattro movimenti (Pastorale, Intermezzo, Menuet, Farandole), essa incorpora il Menuet da La Jolie Fille de Perth.
Paris : Choudens, 1880.
© Bru Zane Mediabase / fonds villa Médicis

Le Matin
1885
Con l’aggiunta di versi di autore anonimo, la Pastorale posta all’inizio del secondo atto dell’Arlésienne diventa la mélodie Le Matin. Choudens la pubblica per la prima volta nel 1873, all’interno della raccolta Vingt mélodies, op. 21. Il suo tema è ripreso da Guiraud per il primo movimento della sua suite orchestrale.
Mélodie tirée de L'Arlésienne. Édition avec des paroles italienne. Paris : Choudens, 1885.
© Bru Zane Mediabase / fonds Leduc

L'Opéra-Comique
1880
Nel XIX secolo, l’Opéra-Comique – nota anche come Salle Favart – si rivolge a un pubblico ampio e familiare; del resto, è anche un luogo frequentato da ragazze in età da marito, e spesso nel retro dei palchi si stringono accordi matrimoniali. A differenza dell’Opéra, l’Opéra-Comique mette in scena opere con dialoghi parlati, vietati all’epoca sul palcoscenico della Salle Le Peletier. Bizet riceve due commissioni dalla Salle Favart, allora diretta da Adolphe de Leuven e Camille Du Locle, ai quali nel 1876 succederà Léon Carvalho. Se Djamileh (1872) riceve un’accoglienza tiepida, Carmen, tre anni dopo, scatena uno scandalo clamoroso. Queste due partiture, oltre alla loro importanza per la carriera di Bizet, testimoniano la trasformazione dell’opéra-comique, un genere che i contemporanei del compositore stentano a definire.
Albert Brichaut, Vue de l'Opéra-Comique, 1880.
© Paris Musées / Musée Carnavalet

Djamileh
1872
Nonostante il soggetto esotico del librettista Louis Gallet, ispirato al poema Namouna di Alfred de Musset, la prima rappresentazione di Djamileh, il 22 maggio 1872, viene accolta piuttosto freddamente. Tuttavia, Bizet è convinto che le sue innovazioni armoniche e timbriche – come l’uso di un coro fuori scena – lo spingano a proseguire su questa strada.
Page de titre de l'ouverture de Djamileh réduite pour piano. Paris : Choudens, 1872.
© Bru Zane Mediabase / fonds Leduc

Madame Prelly nel ruolo di Djamileh
1872
Il fiasco di Djamileh è dovuto in parte all’interpretazione di Madame Prelly, creatrice del ruolo principale, le cui qualità vocali non sono pari al suo fascino. Bizet dichiara ironicamente che la cantante è «al di sopra di tutte le [sue] paure». Ma anche l’audacia armonica della sua musica, paragonata a quella di Wagner, viene criticata.
© Paris Musées / Musée Carnavalet

Georges Bizet
1875
Nonostante il fiasco di Djamileh, l’Opéra-Comique commissiona a Bizet «una cosetta facile e allegra»: sarà Carmen, tratta da una novella di Prosper Mérimée e adattata da Henri Meilhac e Ludovic Halévy. La composizione, iniziata nel 1873, viene completata nell’estate del 1874; le prove iniziano a settembre.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Carmen
1875
Alla prima del 3 marzo 1875, Carmen sconvolge pubblico e critica. La stampa condanna l’opera per la sua protagonista, una zingara dai numerosi amanti che distoglie un soldato dal suo dovere. Tuttavia, in occasione della ripresa del 1883, Carmen si prenderà la rivincita, conquistando il pubblico dell’Opéra-Comique con un notevole successo.
Manuscrit autographe de Carmen. Premières mesure de la Habanera.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Scena dell’Atto IV
1875
In Carmen, la combinazione di commedia e dramma talvolta contravviene alle convenzioni dell’epoca; la morte dell’eroina, pugnalata in piena scena davanti agli occhi del pubblico, suscita pesanti critiche. Tuttavia, i librettisti in parte migliorano la trama, per esempio aggiungendo il personaggio di Micaëla e sostituendo il picador Lucas della novella di Mérimée con il vittorioso torero Escamillo.
© Bibliothèque nationale de France

Célestine Galli-Marié en Carmen
1875
Célestine Galli-Marié (1837-1905), inizialmente presa in considerazione per la creazione del ruolo di Djamileh, è la prima interprete di Carmen. Poiché esige un’entrata in scena memorabile, Bizet dovrà riscrivere ben tredici volte la celebre Habanera, modificando persino il testo: nella versione definitiva, Carmen si rivolge direttamente agli spettatori dando loro del tu.
"Mme Galli Marié dans Carmen. Rôle de Carmen (2e acte)", Galerie théâtrale, no 89, 1875.
© Bibliothèque-Musée de l'Opéra

Bozzetto dei costumi dei contrabbandieri
1874-1875
In Carmen, i cori, integrati nell’azione, svolgono un ruolo essenziale. Rappresentano diversi gruppi sociali – le sigaraie che fumano in scena, i contrabbandieri, i ragazzini, la folla che si reca alla corrida – e sono spesso presenti in scena, il che crea complicazioni tecniche che rallentano il lavoro delle prove.
© collection particulière

Bizet cavaliere della Legion d’Onore
avril 1875
Nel febbraio 1875, Bizet viene informato della sua nomina a cavaliere della Legion d’Onore, distinzione che viene resa pubblica la mattina stessa della prima di Carmen. Alcuni insinueranno che, dopo il fiasco dell’opera, un simile riconoscimento sarebbe stato difficilmente proponibile, il che spiegherebbe tale nomina “prematura”.
© Archives nationales / base Léonore

Georges Bizet
mai 1875
Alla prima rappresentazione, Carmen è giudicata troppo “wagneriana”. Ludovic Halévy racconta che, man mano che la rappresentazione procedeva, lo sfavore del pubblico aumentava. All’estero, l’opera è accolta favorevolmente da musicisti come Brahms e Čajkovskij, oltre che dal filosofo Nietzsche. Presto diventerà l’opera più celebre dell’intero repertorio lirico.
Dessin publié dans L'Art, 9 mai 1875.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France

Al Père-Lachaise
L’ultima dimora parigina di Georges Bizet si trova al cimitero del Père-Lachaise, dove la sua salma è stata trasferita nel giugno 1876. In un primo momento, il 5 giugno 1875, il compositore era stato sepolto nel cimitero di Montmartre, dopo le esequie celebrate nella chiesa della Trinité davanti a migliaia di persone. Davanti alla sua tomba, il librettista Jules Barbier, l’impresario Camille Du Locle e il compositore Charles Gounod gli resero omaggio. Quest’ultimo riassunse il dolore di tutti in poche toccanti parole: «Georges Bizet muore a 37 anni [sic], nel momento in cui, dopo vent’anni di studio paziente e di coraggiosi sforzi, godeva finalmente di quella considerazione seria che vale di più del successo stesso, che arride solo ai veri artisti e conferisce ai suoi eletti il titolo di maestri».
Vue du cimetière du Père-Lachaise, 1850.
© Bibliothèque historique de la Ville de Paris

Necrologio
6 juin 1875
La scomparsa di Bizet getta nello sconforto tutta la stampa parigina. Coloro che avevano gridato allo scandalo per Carmen cambiano sensibilmente tono, ma continuano a delineare nei loro necrologi il ritratto di un giovane compositore troppo apertamente wagneriano per essere accettato dai suoi compatrioti.

La tomba di Bizet
Realizzata dall’architetto della nuova Opéra, Charles Garnier, la tomba di Bizet nel cimitero del Père-Lachaise è sormontata da una stele, sulla quale si legge, nella parte frontale: “A / Georges Bizet / la sua famiglia / e i suoi amici / 1838-1875”. Sui lati sono incisi i titoli di sei sue opere: L’Arlésienne, Patrie, Carmen, Les Pêcheurs de perles, La Jolie Fille de Perth, Djamileh. Sulla sommità della stele troneggia una lira, circondata da una corona d’alloro. Sopra la lapide è stato collocato un busto in bronzo del compositore, realizzato da Paul Dubois e fuso da Gruet il giovane.

Busto di Georges Bizet
Il busto in bronzo che sormonta la stele di Bizet – una delle rare effigi del compositore che si trovino nello spazio pubblico parigino – è stato rubato nel 2006 e ritrovato nel 2007. In attesa del suo restauro, la tomba è attualmente incompleta.

Mme Georges Bizet
1878
Nel 1878, tre anni dopo la morte di Georges, Geneviève Bizet posa per il pittore Élie Delaunay in abito vedovile. Porterà il lutto per cinque anni, fino al suo nuovo matrimonio con l’avvocato Émile Straus.
© Musée d'Orsay, cliché Hervé Lewandowski

Monumento a Georges Bizet (Opéra-Comique)
1898
Inizialmente destinata all’atrio d’ingresso dell’Opéra-Comique per l’inaugurazione della terza Salle Favart (1898), questa scultura di Alexandre Falguière si trova, dal 1900, nella sala Bizet di questo edificio. È qui che si terrà, dal 4 al 6 giugno 2025, un convegno dedicato alle opere di Bizet, sotto la direzione di Hervé Lacombe.
© Gallica / Bibliothèque nationale de France