Quartetto per archi in sol maggiore
Andante. Allegro Moderato – Larghetto – Scherzo – Finale
Scritto nel 1888, il Quartetto per archi in sol maggiore di Théodore Gouvy è rimasto allo stato di manoscritto sino alla fine del Novecento. Dopo un'introduzione lenta, sospensiva e assai espressiva, l’Allegro iniziale dispiega un tema dall'andamento popolare che assume svariati colori lungo l'intero movimento. Regolarmente interrotto da silenzi, il discorso musicale è posto sotto il segno dell'attesa interrogativa. Il carattere popolare della scrittura deriva al tempo stesso dalla frequente reiterazione del medesimo tema, dalla ricorrenza di una sorta di “nota finale” (all'inizio del movimento si tratta della nota re), dall'uso frequente di pedali armonici che fanno pensare al principio del bordone, e dall’ornamentazione per mezzo di appoggiature. Sostenuto da un motivo ostinato in ritmo puntato, il secondo movimento sviluppa una melodia assai espressiva e riccamente contrappuntata dai motivi secondari degli strumenti che accompagnano la voce principale. Il percorso tonale di questa parte esplora regioni armoniche remote e riserva un posto d’onore al cromatismo. Il terzo movimento è uno scherzo quasi “fantastico”, che ricorda certe pagine di Mendelssohn, compositore molto ammirato da Gouvy. La tessitura del quartetto è leggera e plastica: le frasi circolano tra gli strumenti (volentieri in imitazioni strette), la scrittura privilegia i valori assai brevi, e Gouvy ricorre a tecniche “aeree“, quali il pizzicato. L'ultimo movimento si riallaccia all'ispirazione popolare dell’Allegro iniziale. Nei refrains di questo rondò periodico la scrittura su pedali e l’uso di appoggiature fanno pensare a improvvisazioni folkloriche. I couplets presentano una scrittura contrappuntistica più colta e ricordano il “mestiere” accademico che Gouvy non esitava a rivendicare.
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data di pubblicazione : 25/09/23
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