Romance op. 10
Per violoncello et e quartetto d’archi (o pianoforte)
Pubblicata contemporaneamente a Parigi e a Lipsia nel 1836 (rispettivamente da Brandus, Dufour et Cie e da Friedrich Hofmeister), la Romance op. 10 di Auguste Franchomme – “primo violino dell'Opéra Italien”, recita il frontespizio – era destinata a un violoncello solista accompagnato da un quartetto d’archi o dal pianoforte (entrambe le versioni apparvero contemporaneamente). Il genere vocale a cui il titolo del brano fa riferimento era di gran moda all’epoca: breve canzone da salotto, spesso ingenua o malinconica, la romanza era oggetto di innumerevoli interpretazioni, ampiamente diffuse dagli editori, e svolgeva un ruolo importante anche nei concerti amatoriali. Il tema di Franchomme rispetta i codici di questi pezzi facili e sentimentali: una linea melodica chiara, Andante quasi lento, che privilegia i valori lunghi e ricorre alla ripetizione di certi ritmi (come il motivo semiminima puntata-croma-semiminima) per fingere una certa semplicità. Tuttavia, alla fine dell’esposizione del tema, una sezione “Solo” contrasta con il carattere pastorale iniziale: da questo momento in poi, tutto il virtuosismo del violoncello principale viene mobilitato. A poco a poco, i tratti specifici lasciano il posto a una effervescenza di biscrome in un passaggio a 12/8, a metà strada tra l’accompagnamento degli altri strumentististi e un tema a sé stante. Poi l’atmosfera del brano ritorna alla calma iniziale e il metro a 4/4. Il primo tema si ripresenta dapprima invariato, poi subisce alcuni aggiustamenti per ampliare il pathos e dare inizio a un grazioso finale, fatto di doppie corde e arpeggi espressivi.
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data di pubblicazione : 10/01/25
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