Sonata per violoncello e pianoforte in sol minore op. 65
Allegro moderato – Scherzo : Allegro con brio – Largo – Finale : Allegro
Pur essendo soprattutto dedito al pianoforte, nondimeno Chopin nutrì un forte interesse per il violoncello. La sua amicizia con il principe Anton Radziwill (violoncellista dilettante) e poi con Auguste Franchomme certo contribuì ad alimentare questa sua inclinazione. Dedicò al primo il Trio con pianoforte (1828-1829) e l’Introduction et Polonaise brillante per violoncello e pianoforte (1829-1830); per il secondo scrisse il Grand Duo sur des thèmes de Robert le diable (1831) e la Sonata per violoncello e pianoforte (1845-1846). La sua ultima partitura da camera gli diede del filo da torcere: «Scrivo poco e cancello parecchio», confidò alla sorella. Inaugurò la Sonata a casa propria, davanti a un pubblico scelto. L’opera destò sconcerto a causa della sua complessità armonica e dell’ampio uso del contrappunto. «Trovo spesso dei punti in cui sembra che qualcuno stia eseguendo un preludio al pianoforte e bussi alla porta di tutte le tonalità per vedere se un certo suono eufonico è a casa», scrisse Moscheles. Quando il compositore lo eseguì per la prima volta in pubblico, il 16 febbraio 1848, in occasione del suo ultimo concerto parigino, omise l’Allegro moderato iniziale. Forse si sentiva troppo debole per affrontare quel movimento, più lungo degli altri tre insieme; o forse temeva anche la reazione degli ascoltatori. Ma il fedele Franchomme continuò a difendere la partitura, specialmente all’hôtel Lambert, acquistato dal principe Czartoryski e frequentato dagli émigrés polacchi. Oggi le innovazioni stilistiche dell’ultimo Chopin non sconcertano più nessuno, e la Sonata ha ottenuto il posto che le spetta nel repertorio ottocentesco.
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data di pubblicazione : 25/09/23
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