Velléda

Insignita di un secondo prix de Rome nel 1888, questa cantata non consentì a Paul Dukas di lasciare Parigi per la Villa Medici. Il soggetto imposto quell’anno narra dell’impossibile amore tra il romano Eudoro e la druidessa gallica Velleda, spinta al suicidio da Segenace, padre di Velleda. Dukas, che dà prova già di un trattamento molto moderno dell’orchestrazione e dall’armonia, venne giudicato troppo sperimentatale dall’Académie des beaux-arts. Egli non si presentò mai più al concorso, che nondimeno nello stesso decennio premiò Pierné, Debussy e Charpentier…